A febbraio, nel mantovano, cominciano le riprese di Salò o le 120 giornate di Sodoma. Sui giornali, un dibattito sull’aborto vede coinvolti Pasolini, Moravia, Manganelli, Bocca, Natalia Ginzburg, Eco, Dacia Maraini e altri. L’estate la dedica al montaggio di Salò. A settembre la televisione italiana trasmette per la prima volta Accattone: Pasolini scrive un articolo sul “Corriere” in cui lo presenta come un “prelievo di laboratorio” da un mondo che non c’è più. I molteplici impegni, anche all’estero, perdono tuttavia di importanza di fronte al fatto più eclatante e triste: la morte violenta che Pasolini incontra nella notte tra l’1 e il 2 novembre presso l’idroscalo di Ostia, per mano di un diciasettenne (secondo la versione ufficiale).
Così scrive Contini in una Testimonianza del 1980: “Una disputa fondamentale col Padre, nel genere, ma cresciuto in ferocia e degradazione, della colluttazione di Giacobbe con l’angelo, consentitemi di leggere anche nella fine di Pasolini. So bene che di questo atrocissimo fait divers, a parte i pubblici clamori, sono state tentate generose ricostruzioni criminologiche, nell’ansia di esorcizzare razionalmente l’assurdo. Qualunque siano le risposte della criminologia, qui credo che meno riduttiva debba riuscire la teodicea.
Certo, le metafore che mi soccorrono sono al confronto troppo pulite e consolanti. Una è la proclamazione di salvezza di altro peccatore, il dottor Faust; se postumamente non la riempisse di senso il sapere che l’agonia del suo ‘olimpico’ e per quei tempi longevo poeta sarebbe stata feroce e disperante. L’altra non potrei enunciarla che col distico decisivo ‘sulla deserta coltrice / accanto a lui posò’; se non riflettessi che invece del letto d’esilio sta una turpe brughiera suburbana gremita di sozzi relitti”.
Contesto storico
A febbraio una squadra guidata da Margherita Cagol (nome di battaglia Mara) libera dal carcere di Casale Monferrato Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse. Mara Cagol sarà uccisa nel giugno dello stesso anno per mano delle forze dell’ordine durante le operazioni per la liberazione dell’industriale Vittorio Gancia, sequestrato dalle BR. Si susseguono episodi violenti prodotti sia dall’attività terroristica di estrema destra che da quella di estrema sinistra.
Settembre si chiude con un episodio di cronaca nera destinato a rimanere nella storia: il massacro del Circeo, compiuto da tre giovani neofascisti ai danni della diciannovenne Rosaria Lopez (l’altra vittima delle violenze, Donatella Colasanti, riuscì a sopravvivere).
Il 10 novembre 1975 il Trattato di Osimo sancisce definitivamente i confini tra Italia e Jugoslavia.