Il 18 febbraio a Versuta nasce l’«Academiuta di Lenga Furlana»; il 5 marzo un raid notturno dei bombardieri fa a pezzi all’incirca la metà dell’abitato di Casarsa, casa Colùs compresa. A maggio inoltrato giunge la notizia della morte del fratello Guido, ucciso a febbraio dai partigiani comunisti filo-sloveni nei pressi di Prepotto (UD). Il 26 novembre Pasolini ottiene a Bologna la laurea magna cum laude discutendo una tesi sulla lirica pascoliana; sempre a Bologna riabbraccia il padre di ritorno dalla prigionia di Kenya.
In gita a Udine con gli amici vede al cinema Roma città aperta di Roberto Rossellini: una visione segnata da una profonda emozione. Ill 30 ottobre aderisce all'”Associazione per l’autonomia friulana” di Tiziano Tessitori; scriverà in proposito: «Non c’è infatti chi non veda quanto un Friuli etnicamente e linguisticamente più forte […] sarebbe ben più solido, più friulano, e quindi più italiano, di un Friuli anonimo, vagante, privo di coscienza e corroso dal Veneto» (N. Naldini [a cura di], Pier Paolo Pasolini. Lettere 1940-1954, Torino, Einaudi, 1986, p. LXXXIV).

Contesto storico

Tra il 7 e il 18 febbraio 1945, presso le malghe di Porzûs (a nord di Canebola), si svolse uno degli episodi più tragici e controversi della Resistenza italiana. In Friuli fin dal 1943 aveva preso corpo un movimento popolare di lotta per la liberazione del Paese dai fascisti e dall’occupante nazista. Tanti giovani sfuggiti ai campi di concentramento tedeschi e all’arruolamento coatto nelle forze armate nazifasciste si erano dati alla macchia creando gruppi di volontari. Nacquero così le fomazioni “Garibaldi”, che avevano come capi dirigenti del Partito Comunista Italiano, legato a quello jugoslavo, e le formazioni “Osoppo”, dal nome della rocca che aveva resistito nel 1848 all’assedio austriaco, formate da cattolici, socialisti, liberali, azionisti ed ex militari. Particolare accanimento fu dimostrato dagli invasori tedeschi contro questi reparti di combattenti. I cattolici, durante la Resistenza, dovettero anche confrontarsi duramente con le formazioni comuniste, che subivano il condizionamento dei partigiani jugoslavi, i quali miravano all’annessione di una parte del Friuli.
Tali tensioni culminarono appunto nell’eccidio della malga di Porzûs, dove furono uccisi dai partigiani comunisti tra il 7 e il 18 febbraio 1945 diciassette militanti della Brigata Osoppo. Tra i partigiani della Osoppo uccisi c’era anche Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. I fatti di Porzùs crearono una profonda spaccatura nella Resistenza friulana e nel clima politico successivo. Ancora oggi permangono profonde divergenze su quanto accaduto. Riassumendo per sommi capi i fatti, si può dire che tutto nacque dal fatto che nel 1944 la divisione Garibaldi-Natisone aveva deciso di passare agli ordini del maresciallo jugoslavo Tito, che mirava ad annettere alla Jugoslavia il Friuli orientale. Il 6 febbraio del 1945 circa 150 garibaldini si riunirono a Ronchi di Spessa, vicino a Cividale.
Una parte si diresse verso Udine per liberare 73 partigiani dalle carceri. Un centinaio invece, guidato dal comandante Giacca (Mario Toffanin) si diresse verso le malghe di Porzùs, sopra Canebola (Faedis) dove si trovava un caposaldo della Osoppo a presidio del confine orientale. Le baite in cui si trovavano gli osovani furono accerchiate. Alcuni osovani furono uccisi all’istante: il comandante, Bolla (cap. Francesco De Gregori), il commissario politico Enea (dr. Gastone Valente), il giovane Giovanni Comin e una donna, Elda Turchetti; gli altri furono portati nel Bosco Romagno, dove pochi giorni dopo, dal 10 al 20 febbraio, furono trucidati. Si salvarono dall’eccidio solo due osovani, che accettarono di passare con i garibaldini: Tin (tenente Patussi) e Cassino (Gaetano Valente). Nell’agosto del 1945 Pier Paolo Pasolini così ricordò il crimine in una lettera a Luciano Serra: «essendo stato richiesto a questi giovani, veramente eroici, di militare nelle file garibaldino-slave, essi si sono rifiutati dicendo di voler combattere per l’Italia e la libertà; non per Tito e il comunismo. Così sono stati ammazzati tutti, barbaramente» (N. Naldini [a cura di], Pier Paolo Pasolini. Lettere 1940-1954, Torino, Einaudi, 1986, p. 200).

Letteratura

Nell’agosto del 1945 esce il primo numero dello «Stroligùt», rivista che raccoglie l’eredita – rinnovando la numerazione – del precedente «Stroligùt di cà da l’aga».
Ispirata ai principi dell’«Academiuta», la pubblicazione propone poesie in friulano e traduzioni in dialetto di grandi autori internazionali (tra gli altri, Verlaine e Wordsworth). Nello stesso invia alla Bompiani un manoscritto «corretto e raddoppiato» di Poesie a Casarsa.