«Il ’43 resta uno degli anni più belli della mia vita: “mi joventud, veinte anos en tierra de Castilla!”» («Al lettore nuovo», in P.P. Pasolini, Le Poesie, Milano, Garzanti, 1975, p. 8).
L’idillio bucolico di Casarsa, specie di Arcadia in cui l’esperienza sessuale si confonde con quella letteraria, i classici greci e latini con la franchezza comunicativa del dialetto, è tuttavia rotta dalla chiamata alle armi: il 1° settembre Pasolini è convocato a Pisa. È successivamente a Livorno che vive il traumatico punto di svolta dell’8 settembre. È fermato coi compagni di reparto dai tedeschi: molti commilitoni saranno caricati sui treni diretti ai campi di concentramento, ma lui troverà la forza di fuggire, gettandosi in un canalone e percorrendo dipoi centinaia di chilometri a piedi. Giungerà sano e salvo a Casarsa.
«Da allora passai la vita nascosto e braccato – e molto terrorizzato, perché allora avevo una paura decisamente patologica della morte» (Ivi, p. 9). La sconvolgente esperienza non ne ferma in ogni caso gli infiniti entusiasmo e intraprendenza. Alla fine di quello stesso mese, assieme a cinque amici, apre in una casa abbandonata di San Giovanni di Casarsa una scuola. Vi insegna le materie letterarie e storiche.
A novembre dello stesso anno, però, il provveditore agli studi di Udine invia una formale diffida a proseguire con gli insegnamenti. Gli studenti proseguiranno i loro studi nelle case private degli insegnanti.
Contesto storico
Il 3 settembre 1943 a Cassibile, vicino a Siracusa, il generale Giuseppe Castellano firma la resa senza condizioni agli Alleati. L’Italia, occupata dai nazisti nei punti strategici e contestualmente spinta ad arrendersi dai ripetuti e distruttivi bombardamenti anglo-americani, è al collasso: il capo del governo Pietro Badoglio, tuttavia, temporeggia prima di rendere di dominio pubblico la notizia, nel timore di incorrere nella rappresaglia tedesca – la stessa Roma è infatti circondata. Soltanto nella sera dell’8 settembre, via radio, le carte vengono definitivamente scoperte.
L’esercito italiano è letteralmente abbandonato a se stesso, mentre governo e corte trovano rifugio in fretta e furia a Brindisi; i quartieri generali interrompono le comunicazioni, gli ufficiali e i soldati comuni dismettono le divise e si gettano in una folle corsa verso casa, incalzati dagli inferociti reparti tedeschi – spesso peraltro ritenuti, per mancanza di aggiornamenti, ancora alleati. Il Friuli passa sotto il controllo diretto del Terzo Reich. Le province di Udine, Gorizia, Trieste, Fiume e Lubiana sono incluse a partire da ottobre nella Zona d’operazioni del Litorale Adriatico, amministrata dal Gauleiter Franz Hofer.
Letteratura
Nell’ottobre del 1943 Pasolini, Cesare Bortotto e Riccardo Castellani condividono il progetto di una rivista di poesia friulana, lo «Stroligùt di cà da l’aga» (tradotto, «Il lunarietto di qua dell’acqua»). Il titolo potrebbe contenere un riferimento vezzeggiativo allo «Strolic furlan», almanacco pubblicato all’epoca dalla Società Filologica Friulana di Udine.
Il primo dei cinque numeri complessivi della pubblicazione uscirà nell’aprile dell’anno successivo. Sempre nel 1943, invece, Pasolini redige in italiano un libercolo di meditazioni religiose che andrà a costituire la prima parte del successivo L’usignolo della Chiesa cattolica, pubblicato da Longanesi nel 1958.